martedì 30 novembre 2010

Risposta a Lucia su Saviano e Maroni

ciao Lu,
scusa se sono prolisso ma scrivendo non ho fatto caso al numero dei caratteri e così ho dovuto fare un post a parte (tu lo sai quando parlo)!
Dunque:
un blogger (sempre se davvero mi possa identificare come tale) non per forza deve verificare la veridicità di ciò che scrive perchè non è un giornalista, non lavora per nessuno tranne che per i suoi lettori.
Se spara cavolate se ne assume la totale responsabilità e non viene più letto.
Dunque non per forza deve seguire una trasmissione che a pelle non gli piace, ma appunto per questo approfitta del blog per scrivere che la trasmissione in voga e guardata da 9 milioni di persone, a lui non gli piace!
Maroni ha fatto bene a sfidare Saviano. Prima gli ha arrestato Iovine, il suo peggior nemico, e poi è andato a dire che se conosce nomi e cognomi di persone colluse, di amministratori in combutta, di funzionari del partito fiancheggiatori parli, lo dica apertamente, vada in una procura e lo dica perchè che c'è la n'drangheta al Nord lo sanno tutti!Da un momento all'altro anche Grillo gli ha detto: "insomma Roberto fai almeno mezzo nome"!
Ribadisco che a me non è dispiaciuto affatto che Saviao lo dicesse, tuttavia, cara Lucia, quando parli in tv devi stare attento a quello che dici perchè anche involontariamente "induci" lo spettatore a pensare, pensare, pensare la linea implicita che vuoi far passare tu (vicenda Galasso docet).
E' proprio incredibile come usi il termine "IMPOSTA" in una trasmissione a senso unico, con i Welby e i Coscioni da una parte, con tutti lo star system progressista dei comici rigorosamente divertenti ma rigorosamente antiberlusconiani, con Saviano sindaco d'Italia che dà una botta a Berlusconi e l'altra a Berlusconi.
Quando c'è uno solo, controcorrente, che vuole dire la propria, eccoti che questo viene "imposto": davvero singolare, davvero.
Non c'entra il colore politico di Saviano, anche se, come dice Nando, mi sa che si è montato la testa da quando ha conosciuto, a proprio malincuore, la popolarità.
Tu affermi:"non credo che il suo popolo di riferimento sia la sinistra".
Cara Lucia, basta ad andare a vedere la quantità di appelli e firme raccolte sotto la sua guida con "Repubblica", un quotidiano della destra...certamente!
A proposito del mio presidente, che è anche il tuo a meno che non rinneghi di essere italiana, è vero che non ama il contraddittorio perchè è un presuntuoso e arrogante nell'interloquire in un dibattito ma è pur vero però che se al suo posto io mi dovessi confrontare con chi alla prima occasione mi apostrofa come stragista, mafioso, assassino, ladro, anche io ci penserei...

Concludo su Sciascia e l'antica polemica dei "professionisti dell'antimafia" (vedi su http://www.italialibri.net/dossier/mafia/professionistiantimafia.html).
Leonardo Sciascia nel suo articolo sul corriere della sera del gennaio 1987 fece il nome di alcuni magistrati che avevano usufruito di certi favori da parte della proprio organismo di riferimento per ottenere posti di rilievo nelle più importanti procure del Paese. Tra questi egli fece il nome di un certo Paolo Emanuele Borsellino che ottenne l'incarico per "anzianità di servizio" presso la procura di Marsala. L'obiettivo di Sciascia non era Borsellino; infatti lo scrittore, appena ve ne fu l'occasione, in un pubblico convegno, si chiarì e i due si riconciliarono perchè Borsellino da uomo intelligente capì il vero bersaglio di Sciascia ma ormai l'eco giornalistico e scandalistico aveva preso piede i tutto il paese e passò per sempre l'idea che Sciascia ce l'avesse con Borsellino (chissà proprio con lui poi...).
L'obiettivo di Sciascia era il CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) cara Lucia. Quell'organizzazione autoreferenziale (che guarda e giudica se stessa) che opera senza tener conto che si tratta di un organismo all'interno del corpo statale e non un'entità a sè.
L'obiettivo era provocare una reazione negli ambienti "alti" della magistratura affinchè le nomine interne non venissero fatte per anzianità ma bensì per merito (cosa che, stai sicura Lucia, Borsellino avrebbe sicuramente ottenuto proprio in virtù del grandissimo operato che aveva svolto come sostituto nella grande Palermo).
Borsellino non aveva bisogno di essere eletto per anzianità ma,al contrario, per merito.
Era questo l'obiettivo di Sciascia, quello di colpire il CSM e il meccanismo delle nomine interne. Pe rafforzare la difesa dello scrittore/polemista siciliano posso annotarti ciò che ha scritto Adriano Sofri recentemente a proposito della polemica:"Va ricordato che la formula del titolo, "I professionisti dell'antimafia", non era stata di Sciascia ma del Corriere" per fare ovviamente più scandalo, aggiungo io.
Cara Lucia, che strano personaggio questo Sciascia, così profetico da prevedere che proprio quel CSM (che lui stesso nell'87 criticò), avrebbe poi bocciato Giovanni Falcone alla nomina di procuratore capo a Palermo e poi come Superprocuratore: Il CSM, proprio il CSM, quell'entità che lo scrittore aveva prima di tutti criticato per la gestione interna!
Quando si dice la lungimiranza degli scrittori maledetti.

2 commenti:

  1. Che il consiglio superiore della magistratura sia un organo perfetto o meno non sta a me decidederlo, dato che devo ammeterlo: sono un pò ignorante al proposito! In genere, infatti, non mi metto mai ad indagare sull'operato della magistratura, dato che mi fido più della giustizia (con tutti gli errori che possa fare) piuttosto che di una classe politica corrotta.

    Ad ogni modo, di certo non mi sento di criticare un CSM che, a differenza di quanto affermi tu, per la prima volta accettò il trasferimento di Borsellino non per anzianità di servizio, ma bensì per MERITO. Il CSM, con quella decisione, negò per la prima volta il criterio dell'anzianità. Sciascia quindi stava proprio a criticare una decisione che io ritengo giusta. Purtroppo però, in Italia, l'idea che la meritocrazia possa imperare, spaventa un pò tutti!

    Riguarda ad un Maroni "IMPOSTO", non credo che ci siano specchi su cui ci possa arrampicare: è la triste verità. Un programma televisivo, in una televisione libera, ha i suoi autori, ed i suoi autori hanno il diritto di sciegliere cosa dire e chi far parlare. Eppure i dirigenti rai hanno imposto la presenza di Maroni. Anche le associazioni pro-vita hanno chiesto alla rai il diritto di replica dopo la serata sul caso Welby, ma non gli è stato concesso. Quindi mi chiedo: perchè? Non sarà mica che la politica ha un potere eccesivo sui mass media italiani?

    RispondiElimina
  2. Agnese Borsellino, vedova di Paolo, rievoca: «Aveva ragione, Sciascia aveva ragione. Anche Paolo era sconvolto, ma lo sapeva bene di non essere lui il bersaglio di quella riflessione provocatoria».

    Agnese aggiunge: «A Marsala, lì avvenne l’incontro fra Paolo e Sciascia, c’ero anch’io e c’era la signora Anna Maria». Pranzarono, risero insieme. «Paolo lo chiamava maestro, era felice. Gli disse: “Ho capito la mafia sui suoi libri”. Si misero a chiacchierare, è come se si conoscessero da sempre. Non è vero che in quella occasione ci fu una riconciliazione: non è vero perché fra i due non ci fu mai una frattura, nemmeno quando uscì quell’ articolo».

    La vedova del procuratore scuote la testa, mormora: «Leonardo Sciascia vent’anni fa aveva capito tutto prima degli altri».

    RispondiElimina

Lettori fissi