sabato 27 febbraio 2010

Semplicemente da guardare...


Guardatelo tutto, dall'inizio alla fine...

martedì 23 febbraio 2010

Le tasse degli Aluntini

Breve vademecum sui sistemi di tassazione di S. Marco comparati con altri Comuni della zona.

L'ICI sulla prima casa ad eccezione di quelle di categoria catastale A1, A8 ed A9, è stata definitivamente abolita nel 2008 anche se tutti sono convinti che con l'approvazione del federalismo fiscale la tassa tornerà in modo che si dia ai Comuni la possibilità di incassare e spendere secondo le proprie esigenze.

Quindi è bene tener conto della tendenza dei nostri amministratori nel concepire questa tassa.

L’ ICI NEGLI ALTRI COMUNI

Comune di TORRENOVA

ALIQUOTA ORDINARIA

6.00

ALIQUOTA ABITAZIONE PRINCIPALE

5.00

Comune di FRAZZANO'

ALIQUOTA ORDINARIA

5.00

ALIQUOTA ABITAZIONE PRINCIPALE

5.00

Comune di LONGI

ALIQUOTA ORDINARIA

5.00

ALIQUOTA ABITAZIONE PRINCIPALE

5.00

Comune di NASO

ALIQUOTA ORDINARIA

5.00

ALIQUOTA ABITAZIONE PRINCIPALE

5.00

Comune di GALATI MAMERTINO

ALIQUOTA ORDINARIA

6.00

ALIQUOTA ABITAZIONE PRINCIPALE

5.00

Comune di SANT'AGATA DI MILITELLO

ALIQUOTA ORDINARIA

6.60

ALIQUOTA ABITAZIONE PRINCIPALE

5.90

Comune di S. MARCO D’ ALUNZIO DELIBERA DI GIUNTA COMUNALE CHE CONFERMA L'ALIQUOTA AL 6 PER MILLE PER TUTTI I TIPI DI IMMOBILI-

ALIQUOTA ORDINARIA

6.00

ALIQUOTA ABITAZIONE PRINCIPALE

6.00

DETRAZIONE PER ABITAZIONE PRINCIPALE

103.29

Comune di SAN FRATELLO

ALIQUOTA ORDINARIA

4.00

ALIQUOTA ABITAZIONE PRINCIPALE

4.00

ADDIZIONALE IRPEF COMUNALE NEGLI ALTRI COMUNI

Questa è invece la situazione dell' IRPEF a Sa Marco d' Alunzio, come possiamo vedere cliccando su questo link. L'aliquota è stata portata nel 2007, con delibera del consiglio comunale, 0,6%.

Dobbiamo tener presente che il massimo consentito dalla legge è 0,8%.

S. MARCO D’ ALUNZIO

Anno

Aliquota

Num. delibera

Data delibera

2007

0,6

8

23-02-2007

2006

0,4

40

22-03-2006

MIRTO

2009

0,5

14

27-02-2006

MILITELLO ROSMARINO

2009

0,5

10

20-02-2007

GALATI MAMERTINO

2009

0,5

26

06-03-2006

FRAZZANO'

2009

0,5

9

25-01-2006

CAPO D'ORLANDO

2007

0,5

47

08-03-2007

ALCARA LI FUSI

2009

0,6

134

13-12-2006

TORRENOVA

2009

0,3

9

01-02-2006

SAN FRATELLO

2009

0,5

37

05-05-2006

NASO

2009

0,5

3

29-04-2007

SAN SALVATORE DI FITALIA

2009

0,5

29-12-2005

lunedì 15 febbraio 2010

La Vergogna...scivola sui freni

Questa foto è stata scattata nel corso della conferenza stampa del 5 febbraio 2010. All'apparenza sembra un innocuo saluto, classico del bon ton della tradizione giapponese, ma in realtà, dietro quell'inchino si nascondono delle scuse e dei danni incalcolabili.
Gli esperti di cultura e simboli giapponesi notano che il suo inchino non è profondo come dovrebbe; resta a metà, quindi non esprime vergogna profonda per il lavoro mal fatto, la promessa non mantenuta e l'offesa per aver violato il culto dell'eccellenza.
Si' perchè la persona in questione non è una persona qualsiasi ma si chiama Akio Toyoda e se togliete la "d" e mettete la "t" vi accorgerete che stiamo parlando del presidente della famiglia automobilistica più famosa del mondo: Toyota appunto.
Il nome venne cambiato nel 1936 perchè, trasformando la d in t, suona meglio. in realtà alcuni studiosi dei simboli giapponesi hanno notato che se tu scrivi Toyota in caratteri giapponesi sono otto simboli, un numero quest'ultimo che porta bene perchè significa prosperità, ovviamente nulla è lasciato al caso!

SCUSATEMI!

L' erede si inchina e chiede scusa. Scusa ai clienti, ai lavoratori, ai rivenditori delle concessionarie, agli azionisti che nei secoli di onorata carriera hanno sempre riposto in lui fiducia, chiede scusa al Giappone, all'America, e al mondo intero.
Voi vi chiederete ma cosa ha fatto questo umile e ben ordinato uomo da farsi perdonare davanti al mondo intero?

I FATTI

Tutta colpa di un pedale del freno e di un acceleratore che ha costretto la casa automobilistica che ha sempre fatto della precisione ed affidabilità la propria bandiera e il proprio messaggio universale di qualità e sicurezza ha dovuto ritirare dal mercato .
I numeri sono implacabili: oltre sette milioni di vetture ritirate dal mercato americano, due milioni in europa, ben otto modelli di auto coinvolte, una settimana di blocco delle vendite e della produzione delle linee, trenta miliardi persi in Borsa.
Tutto questo perchè non era stato preso in seria considerazione dall'azienda.

IL PRECEDENTE

All'inizio l' ufficio stampa della casa automobilistica ha cercato di minimizzare la faccenda ricordando che nel 2006 anche la Mercedes ebbe un incidente catastrofico quando la nuova classe A non superò la "prova dell'Alce", essenziale per garantire la stabilità (è un test che si tiene in Svezia su una strada ghiacciata simulando l'arrivo improvviso di un grosso ostacolo).
Ma quello era un solo modello, questo coinvolge un intera gamma.

MADE IN JAPAN: QUALITA'

Questo fatto ha sconvolto il Giappone perchè si sa che è un paese molto sensibile e molto orgoglioso delle prprie virtù e qualità.
E' un paese con un altissimo tasso di suicidi tra gli imprenditori, proprio perchè non si riesce ad accettare l' amara realtà del fallimento.
In Giappone non poche aziende hanno un fondo che gli stessi lavoratori finanziano per aiutare il proprio imprenditore qualora dovesse essere colpito da una crisi e costretto a chiudere.
Non è facile per nessuno assorbire una delusione o un errore davanti al mondo ma nel Sol Levante è preso come una vera e propria umiliazione sbagliare in questo modo.
Loro; loro che avavno sperimentato ed innovato quando i concorrenti si trovavano con l'acqua alla gola, loro che avevano inventato il concetto di lean production ovvero la produzione snella.
Loro he avevano anche creato in tutte le università dell'occidente il corso di laurea in Toyota Management System (in Italia all'Università Bocconi di Milano) per spiegare che è possibile evitare e razionalizzare sprechi e costi superflui.

L' ESEMPIO DI CORREGGIO

Il sistema Toyota è stato anche adottato non solo nelle fabbriche ma era diventato un modello vincente anche nel settore dei beni e servizi e della pubblica amministrazione.
Infatti nel 2009, il comune di Correggio, ha adottato questo modello per mettere insieme le forze, consorziarsi con altri comuni vicini e appaltare beni e servizi nella logica comune.
Così facendo si evitano ogni anno spese enormi per un comune di 20,000 abitanti.
Questo stesso sistema è stato adottato anche dall' ASL di Firenze con tanto di pubblicazione delle assenze e percentuali di presenze di tutti gli impiegati che lavorano al comune di Correggio e presso l' Azienda Santaria Locale di Firenze.

ERRARE UMANUM EST...

Adesso sembra che questo mito sembra infrangersi contro il muro dell'imperfezione umana, proprio quella perfezione che ci porta a sbagliare, come tutti gli esseri umani, d'altronde, anche i giapponesi.

FONTI: Stefano Cingolani, Michele Boroni, Agenzia Reuters e vari link su internet.

sabato 13 febbraio 2010

L'uomo più liquido d' Italia...


Francesco Gaetano Caltagirone all'apparenza suona come un nome ereditato da una vecchia classe nobiliare siciliana, e invece dietro a questo nome e a quello della famiglia oltre a esserci un pezzo d'Italia economica e finanziaria, vi sono anche solide e innegabili radice romane.
Per l'esattezza lui e la famiglia rappresentano 1/7 di tutta l'economia italiana essendo il settimo uomo più ricco d'Italia.
E' stato sempre famoso, è stato anche molto discusso nel corso degli anni a causa o grazie ai suoi interessi, ai suoi affari, alla sua contiguità con la classe politica romana e non solo.
E' come se la politica cercasse Caltagirone e non che lui cercasse la politica, soprattutto quella romana, ovvio.

IL RAPPORTO CON LA POLITICA

La politica è entrata in casa Caltagirone di soppiatto, grazie al matrimonio della figlia Azzurra con nientepopodimenoche Pierferdinando Casini e subito il suocero è stato generoso col genero (sic!) Casini.
Nella sola campagna elettorale del 2008, il Gruppo Caltagirone ha finanziato il partito dell' UDC con finanziamenti pari a due milioni di euro.

RAPPORTO CON ROMA

Nell'ultima campagna elettorale per le comunali di Roma, che vedeva sfidanti Rutelli ed Alemanno, il Calta (come lo chiamano negli ambienti che contano) non ha avuto dubbi su chi sostenere, perchè, lui disse, Roma aveva bisogno di discontinuità: vinse.
E' uno strenuo difensore della città di Roma e della romanità in quanto punto centrale della vita economica del paese.
Recentemente ha ritenuto "inconcepibile che una città di tre milioni di abitanti quale appunto l'Urbe, non abbia una propria banca costringendo gli imprenditori romani a prendere il volo Roma/Milano per poter parlare con gli alti dirigenti delle banche più importanti che hanno appunto sede a Milano."
Lui sostiene che Roma sia stata derubata e spogliata in questi ultimi lustri delle sedi deiprincipali centri di affari e operativi.
Prima la Telecom, la vecchia IMI, la Banca di Roma appunto, la Banca dell' Agricoltura, tutti enti importantissimi che hanno spostato il proprio quartier generale al Nord.

IL RAPPORTO CON LA POLITICA

La politica è entrata in casa Caltagirone di soppiatto, grazie al matrimonio della figlia Azzurra con nientepopodimenoche Pierferdinando Casini e subito il suocero è stato generoso col genero Casini.
Nella sola campagna elettorale del 2008, il Gruppo Caltagirone ha finanziato il partito dell' UDC con finanziamenti pari a due milioni di euro.

IL RAPPORTO CON IL POTERE FINANZIARIO

Il portafoglio del gruppo è composto da 5 società quotate in borsa operanti nei settori dell'editoria, delle grandi opere e dell'edilizia, del cemento, e del settore finanziario ed immobiliare.
Il Calta possiede: il Messaggero, il Mattino, il Gazzettino, Leggo (quotifiano che si distribuisce quasi gratutitamente tutte le mattine all'intenro delle metropolitane di Roma e Milano) e sta trattando l'acquisizione el Gazzetta del mezzogiorno.
L'investimento più importante è rappresentato dal controllo di ACEA, l'azienda idrica più importante d'Italia e infatti subito i maligni lo accostavano a quelli che volevano a tutti i costi e si privatizzasse l' Acquedotto Pugliese (il più grande d'Europa, per inciso) anche se lui ha sempre smentito categoricamente queste notizie.
Inoltre possiede l'8% del Monte dei Paschi, banca che vuole subito trasformare in una succursale romana con la nuova apertura di filiali nella capitale, possiede il 13% di Grandi Stazioni, il 23% di Acqua Campania e il 2% di Generali, il colosso assicurativo italiano.

All'inizio nel titolo si parlava di liquidità... perchè secondo gli analisti finanziari la liquidità del Gruppo Caltagirone ovvero la capacità aziendale di far fronte in ogni momento alla richiesta di rimborso delle passività in essere, e di far fronte immediatamente a determinate spese, ammonta a circa 3 miliardi di euro risultando così l'uomo più liquido d'Italia!
Dunque signori! Il connubio tra politica (Casini) e finanza (Caltagirone) può ancora una volta giocare un ruolo decisivo per il futuro della politica italiana.

La politica americana e la questione dei soldi del Presidente

"In politica ci sono due cose importanti, diceva alla fine dell’Ottocento Mark Hanna, lo stratega del presidente repubblicano William McKinley: “La prima sono i soldi e non mi ricordo quale sia la seconda”. Soldi, soldi, soldi!
In America dare soldi ai politici si fa e si dice, anzi si deve dire, addirittura conviene dirlo, perché poi si può anche scaricare dalle tasse. Gli americani mettono mano al portafoglio e finanziano politici e magistrati, sceriffi e difensori civici con dieci, cento, mille dollari, massimo 2.300 dollari l’anno a candidato.
A proposito c'è una testimonianza personale proprio in America nella quale avevo visto nella città dove risiedevo dei maxi cartelloni tipici delle nostre campagne elettorali dove si vedevano facce di sceriffi ognuno col proprio slogan che si candidavano in occasione del rinnovo della carica a sceriffo della contea appunto.
E' come se in Italia noi dovremmo votare per il nostro maresciallo dei carabinieri del circondario giudiziario nel quale apparteniamo.
Chiedendo informazioni ai miei parenti, loro hanno spiegato che ci sono anche spot televisivi e che loro stessi davano dei contributi elettorali per far rieleggere lo sceriffo di quella contea nella quale, secondo la loro opinione, grazie a quel determinato sceriffo gli episodi di microcriminalità erano vistosamente diminuiti.

QUALCHE CRITICA

I critici del sistema americano sostengono che quella statunitense sia una democrazia in vendita al miglior offerente, una partita truccata dove vince chi gioca con la squadra più ricca e si avvale degli interessi speciali più invadenti. In realtà queste critiche non tengono conto che gli interessi sono sempre contrapposti, che se c’è qualcuno che si impegna a favore di un candidato o di una legge, c’è anche qualcun altro che investe denaro sulla posizione alternativa.

OBAMA E Mc CAIN: PER QUALCHE DOLLARO IN PIU'

La straordinaria campagna elettorale di Barack Obama ha potuto certamente contare su un formidabile candidato e su un altrettanto efficace messaggio politico che lo accompagnava, ma non avrebbe potuto ottenere il successo che ha avuto senza quei 730 milioni di dollari raccolti in poco meno di due anni. Il suo avversario, il repubblicano John McCain, ne ha raccolti soltanto 284.
Il repubblicano, al contrario di Obama, ha mantenuto la promessa di accettare per gli ultimi due mesi di campagna elettorale gli 84 milioni di finanziamento pubblico versati dai contribuenti che hanno devoluto al sistema tre dollari attraverso le dichiarazioni dei redditi.
Lo stato federale assegna questa cifra ai candidati presidenziali in cambio della rinuncia alla raccolta di ulteriori fondi e, quindi, di una limitazione delle spese. Obama ha detto di no ai soldi pubblici, malgrado avesse promesso che li avrebbe accettati.
Il finanziamento pubblico è stato istituito nel 1974 per limitare i costi delle campagne elettorali e da allora è un pilastro della politica americana.

IL RECORD DI OBAMA

Nessuno prima di Obama, nemmeno George W. Bush, aveva mai avuto il coraggio di rinunciarvi.
Obama ha detto di no perché si è accorto che avrebbe potuto raccogliere, e quindi spendere, molti più soldi di quanti gliene offrivano lo stato e gli suggerivano le sue convinzioni etiche e politiche.
La bravura di Obama è stata anche di riuscire a far credere che la sua campagna di autofinanziamento fosse dovuta in gran parte all’entusiasmo di milioni di piccoli contribuenti, di singoli militanti che hanno versato meno di duecento dollari durante l’anno delle elezioni.
Alla fine del ciclo elettorale, quando sono usciti i dati definitivi, si è scoperto che non era vero: soltanto il 26 per cento del totale dei finanziamenti di Obama è arrivato da piccoli contribuenti. Nel 2004, per Bush erano stati il 24 per cento, per Kerry il 20. Nel 2008, per il repubblicano McCain sono stati il 21 per cento.
L’innovazione tecnologica portata da Obama ha destabilizzato il piano di Clinton.

IL SEGRETO DI BARACK

Obama, infatti, è riuscito a trasportare in politica il modello di network sociale che ha fatto la fortuna dei siti come Facebook e MySpace. Nel pieno dello scontro elettorale, i gruppi tematici o locali, spontanei e autofinanziati, erano quasi 10 mila. Un milione di militanti e di piccoli finanziatori si sono mobilitati per il candidato e sono rimasti attivi sul web, pronti a rispondere alle richieste del quartier generale di Chicago.

OBAMA STA CON LE LOBBY?
Una volta alla Casa Bianca, Obama ha nominato a capo del suo staff economico Lawrence Summers, un protegé di Bob Rubin, il guru liberista clintoniano e garante politico di Wall Street che poi ha avuto un ruolo non secondario nel salvataggio pubblico di Citigroup, il colosso bancario di cui è diventato presidente quando ha lasciato il Tesoro di Clinton.
Il capo dello staff della Casa Bianca, Rahm Emanuel, è un ex banchiere d’affari e il segretario al Tesoro, Tim Geithner, ha guidato la Federal Reserve di New York quando gli istituti finanziari hanno creato la bolla speculativa scoppiata un anno e mezzo fa.

I SINDACATI?

Le grandi aziende e i sindacati finanziano candidati e politici, ma soprattutto spendono miliardi di dollari l’anno per fare pressioni trasparenti e legali sul Congresso e sulle strutture federali.
La via più comune per influire sulla gestione della cosa pubblica in modo da ottenere vantaggi milionari è quella di affidarsi alle aziende di lobbying registrate regolarmente e quasi tutte con sede nella leggendaria K Street di Washington. In totale sono 13.415 i lobbyisti iscritti all’albo.

CONSIDERAZIONI

Si è sempre saputo che la politica americana e forse anche quella in altri paesi, è sempre stata caratterizzata dalle pressioni che vengono dalle grandi lobbies finanziarie.
Questo post, che è stato quasi interamente ripreso da un articolo di Christian Rocca sul Foglio di Venerdì 5 Febbraio 2010, ci spiega esattamente i meccanismi che ruotano intorno al mondo politico.
Obama ha promesso di essere in nemico di Wall Street ma, per realismo e pragmatismo fino ad oggi non si è atteggiato proprio da nemico.
C'è sicuramente da considerare che il contesto in cui governa è molto particolare ma in ogni caso abbiamo visto che i soldi contano, eccome!
Anche in Europa, al Parlamento europeo ogni giorno deputati assistono ad incontri con dei lobbisti per qualsiasi richiesta e genere.
L'esempio lampante è accaduto nel corso del diffondersi del virus H1N1, la suina per intenderci.
Improvvisamente però, su tutti i media, giornali, tg l'espressione "febbre suina" è scomparsa e quasi nessuno la menzionava indicando una più corretta e saggia espressione della medicina: virus H1N1 appunto.
Questo è accaduto perchè una potentissima lobby di produttori di maiale europei ha svolto un'operazione di pressione e convincimento, anche in cambio di soldi ovviamente, su tutti i centri di ricerca europei, le università e su tutto il mondo scientifico affinchè si decidessero a dare un nome che non menzionasse la parola "suina".
In questo modo le persone non avrebbero più comprato carne di maiale perchè considerata a rischio col conseguente danno finanziario incalcolabile.

mercoledì 10 febbraio 2010

Vi manco già?


Ecco i cartelloni che sono apparsi nel Wyoming, piccolo Stato montuoso americano....
Evidentemente grazie all' energia ritrovata in Sara Palin Barracuda, i Repubblicani stanno risalendo nei sondaggi e stanno lanciando una grande campagna mediatica contro Obama e le sue politiche.
La risposta sarebbe, no thanks Mr President!

sabato 6 febbraio 2010

I soldi dei banchieri e le tasse dei cittadini

I BONUS: QUANTO CI COSTANO?

150 miliardi di dollari: a tanto ammontano i bonus che i banchieri di Wall Street si autoregalerebbero per sè e per i propri manager come premio per gli straordinari risultati del 2009 ( ma come non eravamo in piena crisi?).
Per renderci chiara l'idea: la Goldman Sachs distribuirà 600.000 dollari a manager, la JP Morgan 460 mila a dipendente.
Il quotidiano liberal di NY, New York Times, ha paragonato l'arroganza di questi banchieri alla frase della regina Antonietta di Francia quando al popolo affamato rispondeva sprezzante: "che mangino brioches"!
Infatti Federico Rampini su Repubblica ha detto che quei risultati non sarebbero stati raggiunti senza l'aiuto di ben tre piani (bailouts, ecco un nuovo termine che abbiamo imparato a conoscere e a sentire dai media, oltre ovviamente a subprime, meltdown ecc...) di salvataggio varati dal governo americano sia con Bush (dall'allora ministro del Tesoro Henry Paulson) che con Obama (dal giovane ed attuale ministro del Tesoro nonchè ex governatore della Banca Centrale dello Stato di New York Timothy Geithner).

PROPOSTA OBAMA E REAZIONI

Ha fatto molto parlare la proposta di Obama di tassare di più il reddito dei banchieri facendo infuriare Michael Boloomberg, sindaco di NY e magnate della finanza, il quale ha detto che la sua città guadagna circa il 20% in più di indotto grazie alla finanza e grazie al fatto che NY è la sede legale e la piazza finanziaria per eccellenza. Niente conflitto di interesse qui, vero?

LA PAROLA AGLI IMPUTATI

I banchieri si difendono dicendo che quei soldi sono stati legittimamente guadagnati e che pagano i loro manager per tenerli con loro perchè i più bravi altrimenti se ne andrebbero via.
Anche se spesso si dimentica che grazie agi aiuti del governo e della banca centrale questi hanno prestato denaro ad un tasso bassissimo, quasi nullo, regalato, e poi hanno comprato obbligazione del governo al 3-4% .
Loro sostengono di aver restituito tutto allo stato ma in realtà secondo uno studio del ministero del Tesoro americano che a carico del taxpayer americano gravano 120 miliardi. Neanche la proposta di Goldamn Sachs ovvero di aumentare la quota degli stipendi che i dipendenti sono obbligati versare in beneficenza, è riuscita a placare l'ira di Obama.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

In Italia nell'occhio del ciclone non ci sono solo gli stipendi dei banchieri ma anche quelli dei manager delle società quotate in Borsa.
Esiste una direttiva comunitaria, recepita anche dall'Italia che impone di rendere trasparente non solo quanto guadagna un manager ma anche come, cioè a quanto ammonta la retribuzione fissa, a quanto quella variabile (bonus di risultato, stock option ecc).
Una proposta che Franco De Benedetti sul Sole24Ore ha definito sbagliata perchè nel mercato e nella concorrenza si impone di accaparrarsi i migliori manager.
Ma c'è un articolo su il Fatto che difende questa direttiva comunitaria perchè, citando testualmente, si vuole evitare che un manager intaschi qualche milione di euro salvo poi scoprire troppo tardi, quando il manager ha già cambiato azienda, che ha indebolito i fondamentali dell'azienda per cui lavorava."

IL PARLAMENTO SI MUOVE?

Il Senato (per la verità un senatore dell'IdV) ha presentato una disegno di legge (ddl) teso a mettere un tetto agli stipendi dei manager e lo si adeguasse a quello dei parlamentari.
Ma la situazione è un pò confusa per il fatto stesso che non conosce i esattezza qualche conto: L'ufficio amministrativo del Senato stesso indica che c'è un'indennità lorda di 12 mila euro mensili, più la diaria mensile di 4,00o mila euro: questo darebbe un totale di 192 mila euro lordi all'anno in più le spese dello svolgimento del mandato parlamentare di 4678,00 (sic!) si arriva, dunque, a 248000mila euro La Camera dei Deputati varia le proprie cifre e si scende di una 60 mila euro in meno rispetto al Senato.

LA MINACCIA

Lannuti (un esperto del settore) che ha coniato il termine bankster (gangster) e sostiene che le aziende ricevono sempre tanti soldi dallo stato ma che poi loro li utilizzano per i bonus e non per salvare i posti di lavoro dei propri operai.
Colaninno pensa che così facendo sparirebbero i migliori manager, oltre ai tantissimi ricercatori che scappano all'estero ogni anno impoverendo il capitale umano dell'Italia.
La minaccia del trasferimento della sede legale incombe e tutti la definiscono una norma da Unione Sovietica.
La stessa Goldman Sachs ha minacciato di spostare la sede legale da Londra in protesta contro la decisione del governo britannico di appllicare un tassa del 50% sui bonus dei banchieri.

Quanto guadagnano i nostri manager?

Se si confrontano gli stipendi di quelli americani, non c'è storia, a parte qualcuno, basti pensare che solo il manager di Citigroup prendeva 10 milioni di dollari all'anno.
Lì il sistema è un pò diverso perchè gli azionisti non sono pochi e quindi c'è frammentazione e poca capacità di controllo e indirizzo da parte del cda così si preferisce mettersi al sicuro cercando il manager migliore sul mercato, pagandolo molto ma dormendo sonni tranquilli.
In Italia ci sono sì molti azionisti ma con grande potere: e son questi che pagano il loro manager più in virtù dell'appartenenza che in virtù del loro operato!
Ci sono circa 300 società quotate in Piazza Affari dove il più pagato risulta essere l'ad Alessandro Profumo (poco meno di 10 milioni di euro) seguito dal manager Tunioli di Datalogic con 8,32 milioni di euro lordi, anche se non si contano i valori delle stock options.
Bernabè di Telecom per esempio prende 1, 78 milioni di euro...!

CONCLUSIONI

Sicuramente non vi è bisogno di aggiungere altro, la cosa naturale che viene da dire è che non si può certo imporre la retribuzione per decreto o per legge, questa sì che suona da regime.
Purtroppo il mercato ha le sue regole e il capitalismo è una selva oscura di profitti, ricavi, utili, indici azionari, investimenti, risparmio ecc..
Chi non segue queste regole rimane tagliato fuori, ma allo stesso tempo, dobbiamo ricordarci che proprio questo sistema capitalistico ci stava portando al fallimento finanziario globale con le ripercussioni che vediamo.
Un mercato per funzionare ha bisogno delle regole, non sugli stipendi, ma quantomeno sulla vigilanza perchè se sbagliano di nuovo questi grandi manager lo Stato questa volta non dovrebbe cacciare nemmeno un centesimo, ma dovrebbe lasciare fallire e creare nuove opportunità.
Il governo americano per decenni ha lasciato che questi grandi gruppi crescessero a dimensione globale e si sono trovati a doverli aiutare perchè erano diventati too big to fail, ovvero troppo grandi per lasciarli fallire.
Il loro fallimento avrebbe portato a delle ripercussioni sistemiche, cioè su tutta l'economia, quindi imparata la lezione, ora si dovrebbe cercare di non creare quelle condizioni che ci hanno fatto sfiorare la crisi totale.

giovedì 4 febbraio 2010

Angelo Vullo agli amici di San Marco d' Alunzio

PRESENTATA AL CONCORSO DI POESIA "SICILIA IN VERSI"


Mattutino di frittata al vento


Vento fresco di rose e caprifoglio

ora passeggia per le vie del cuore

(ha mille ascelle e sfinteri l’imbroglio

e va agli ormeggi derelitto in ore

di bassa - flirt tra il mucido e lo scoglio )

onde evitate e la luna e il suo tremore

lo scalmo e il remo – cuore e cordoglio –

si scambiano l’un l’altro più lucore

e si assottigliano a vicenda inoltre

in trame astute per fregare l’onda

il vecchio Euclide e l’eterno segmento

nel borgo di frittate e mele gronda

fresco di rose e caprifoglio il vento

poi piega un po’ e si perde poco oltre


Angelo Vullo

(agli amici di San Marco d’Alunzio)

La PoesiA viene inserita nell'elenco della rubrica "Ode al tuo Paese".

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