sabato 6 febbraio 2010

I soldi dei banchieri e le tasse dei cittadini

I BONUS: QUANTO CI COSTANO?

150 miliardi di dollari: a tanto ammontano i bonus che i banchieri di Wall Street si autoregalerebbero per sè e per i propri manager come premio per gli straordinari risultati del 2009 ( ma come non eravamo in piena crisi?).
Per renderci chiara l'idea: la Goldman Sachs distribuirà 600.000 dollari a manager, la JP Morgan 460 mila a dipendente.
Il quotidiano liberal di NY, New York Times, ha paragonato l'arroganza di questi banchieri alla frase della regina Antonietta di Francia quando al popolo affamato rispondeva sprezzante: "che mangino brioches"!
Infatti Federico Rampini su Repubblica ha detto che quei risultati non sarebbero stati raggiunti senza l'aiuto di ben tre piani (bailouts, ecco un nuovo termine che abbiamo imparato a conoscere e a sentire dai media, oltre ovviamente a subprime, meltdown ecc...) di salvataggio varati dal governo americano sia con Bush (dall'allora ministro del Tesoro Henry Paulson) che con Obama (dal giovane ed attuale ministro del Tesoro nonchè ex governatore della Banca Centrale dello Stato di New York Timothy Geithner).

PROPOSTA OBAMA E REAZIONI

Ha fatto molto parlare la proposta di Obama di tassare di più il reddito dei banchieri facendo infuriare Michael Boloomberg, sindaco di NY e magnate della finanza, il quale ha detto che la sua città guadagna circa il 20% in più di indotto grazie alla finanza e grazie al fatto che NY è la sede legale e la piazza finanziaria per eccellenza. Niente conflitto di interesse qui, vero?

LA PAROLA AGLI IMPUTATI

I banchieri si difendono dicendo che quei soldi sono stati legittimamente guadagnati e che pagano i loro manager per tenerli con loro perchè i più bravi altrimenti se ne andrebbero via.
Anche se spesso si dimentica che grazie agi aiuti del governo e della banca centrale questi hanno prestato denaro ad un tasso bassissimo, quasi nullo, regalato, e poi hanno comprato obbligazione del governo al 3-4% .
Loro sostengono di aver restituito tutto allo stato ma in realtà secondo uno studio del ministero del Tesoro americano che a carico del taxpayer americano gravano 120 miliardi. Neanche la proposta di Goldamn Sachs ovvero di aumentare la quota degli stipendi che i dipendenti sono obbligati versare in beneficenza, è riuscita a placare l'ira di Obama.

LA SITUAZIONE IN ITALIA

In Italia nell'occhio del ciclone non ci sono solo gli stipendi dei banchieri ma anche quelli dei manager delle società quotate in Borsa.
Esiste una direttiva comunitaria, recepita anche dall'Italia che impone di rendere trasparente non solo quanto guadagna un manager ma anche come, cioè a quanto ammonta la retribuzione fissa, a quanto quella variabile (bonus di risultato, stock option ecc).
Una proposta che Franco De Benedetti sul Sole24Ore ha definito sbagliata perchè nel mercato e nella concorrenza si impone di accaparrarsi i migliori manager.
Ma c'è un articolo su il Fatto che difende questa direttiva comunitaria perchè, citando testualmente, si vuole evitare che un manager intaschi qualche milione di euro salvo poi scoprire troppo tardi, quando il manager ha già cambiato azienda, che ha indebolito i fondamentali dell'azienda per cui lavorava."

IL PARLAMENTO SI MUOVE?

Il Senato (per la verità un senatore dell'IdV) ha presentato una disegno di legge (ddl) teso a mettere un tetto agli stipendi dei manager e lo si adeguasse a quello dei parlamentari.
Ma la situazione è un pò confusa per il fatto stesso che non conosce i esattezza qualche conto: L'ufficio amministrativo del Senato stesso indica che c'è un'indennità lorda di 12 mila euro mensili, più la diaria mensile di 4,00o mila euro: questo darebbe un totale di 192 mila euro lordi all'anno in più le spese dello svolgimento del mandato parlamentare di 4678,00 (sic!) si arriva, dunque, a 248000mila euro La Camera dei Deputati varia le proprie cifre e si scende di una 60 mila euro in meno rispetto al Senato.

LA MINACCIA

Lannuti (un esperto del settore) che ha coniato il termine bankster (gangster) e sostiene che le aziende ricevono sempre tanti soldi dallo stato ma che poi loro li utilizzano per i bonus e non per salvare i posti di lavoro dei propri operai.
Colaninno pensa che così facendo sparirebbero i migliori manager, oltre ai tantissimi ricercatori che scappano all'estero ogni anno impoverendo il capitale umano dell'Italia.
La minaccia del trasferimento della sede legale incombe e tutti la definiscono una norma da Unione Sovietica.
La stessa Goldman Sachs ha minacciato di spostare la sede legale da Londra in protesta contro la decisione del governo britannico di appllicare un tassa del 50% sui bonus dei banchieri.

Quanto guadagnano i nostri manager?

Se si confrontano gli stipendi di quelli americani, non c'è storia, a parte qualcuno, basti pensare che solo il manager di Citigroup prendeva 10 milioni di dollari all'anno.
Lì il sistema è un pò diverso perchè gli azionisti non sono pochi e quindi c'è frammentazione e poca capacità di controllo e indirizzo da parte del cda così si preferisce mettersi al sicuro cercando il manager migliore sul mercato, pagandolo molto ma dormendo sonni tranquilli.
In Italia ci sono sì molti azionisti ma con grande potere: e son questi che pagano il loro manager più in virtù dell'appartenenza che in virtù del loro operato!
Ci sono circa 300 società quotate in Piazza Affari dove il più pagato risulta essere l'ad Alessandro Profumo (poco meno di 10 milioni di euro) seguito dal manager Tunioli di Datalogic con 8,32 milioni di euro lordi, anche se non si contano i valori delle stock options.
Bernabè di Telecom per esempio prende 1, 78 milioni di euro...!

CONCLUSIONI

Sicuramente non vi è bisogno di aggiungere altro, la cosa naturale che viene da dire è che non si può certo imporre la retribuzione per decreto o per legge, questa sì che suona da regime.
Purtroppo il mercato ha le sue regole e il capitalismo è una selva oscura di profitti, ricavi, utili, indici azionari, investimenti, risparmio ecc..
Chi non segue queste regole rimane tagliato fuori, ma allo stesso tempo, dobbiamo ricordarci che proprio questo sistema capitalistico ci stava portando al fallimento finanziario globale con le ripercussioni che vediamo.
Un mercato per funzionare ha bisogno delle regole, non sugli stipendi, ma quantomeno sulla vigilanza perchè se sbagliano di nuovo questi grandi manager lo Stato questa volta non dovrebbe cacciare nemmeno un centesimo, ma dovrebbe lasciare fallire e creare nuove opportunità.
Il governo americano per decenni ha lasciato che questi grandi gruppi crescessero a dimensione globale e si sono trovati a doverli aiutare perchè erano diventati too big to fail, ovvero troppo grandi per lasciarli fallire.
Il loro fallimento avrebbe portato a delle ripercussioni sistemiche, cioè su tutta l'economia, quindi imparata la lezione, ora si dovrebbe cercare di non creare quelle condizioni che ci hanno fatto sfiorare la crisi totale.

2 commenti:

  1. Vorrei commentare solo una parte di questa discussione, anche perchè non voglio addentrarmi in politica economica ed estera, anche se ci sarebbe tanto da dire, ma soffermarmi su questa nuova classe che da decenni ci stà portando verso il baratro;
    vedi i fallimenti o quasi delle FS, Alitalia e altre aziende di Stato che non cito per abbreviare..., con i manager strapagati senza portare a termine il lavoro per cui sono stati chiamati (risanamento delle aziende stesse), anzi facendole sprofondare sempre di più queste aziende, addirittura sono stati premiati con delle buonuscite stratosferiche.

    Appunto per questo farei una provocazione:
    si, è vero, gli stipendi dei manager certo non vanno decisi per legge (suonerebbe da regime), ma quantomeno andrebbero contrattati con un CCNL a loro dedicato, come vengono contrattati migliaia di CCNL, ad esempio, quelli dei metalmeccanici...

    Se proprio non ci si riesce, allora bisogna renderli più responsabili (in proporzione ai loro guadagni), e cioè, oltre a ricevere dei bonus e stock option per meriti e ottimi risultati per le aziende con cui lavorano, e di conseguenza per i dipendenti delle stesse aziende, (non avrei nulla in contrario ai loro guadagni, se il loro operato fosse sinonimo di stabilità dell'azienda nel mercato, e di stabilità in termini di posti di lavoro)...., ma nell'era dei liberi mercati, tutto ciò è quasi impossibile che avvenga...., per 10 manager che riescono a fare il loro mestire in modo impeccabile, ce ne sono tanti altri che non ne sono capaci.... e visto che il loro scarso rendimento spesso da il triste risultato di fallimenti aziendali e perdite di posti di lavoro, allora penso sarebe giusto far pagare loro, di tasca propria, restituendo alle aziende e quindi ai lavoratori di quelle stesse aziende, il mancato raggiungimento dei risultati prefissati: anche se questo si dovesse verificare dopo che i manager si è trasferito in altra azienda (visto che sono ricercati questi manager fallimentari). -Vedi sempre il caso delle aziende di stato, che questi manager se li passano tutti per "il colpo di grazia",-

    Sempre secondo me, regolando questo settore in continua espanzione, si creerebbe un minor livello di ricchezza/onnipotenza dei manager, e nello stesso tempo si otterrebbe una maggiore professionalità con quel pizzico di moralità, che in certi mestieri (specie in questi di grande responsabilità) non guasterebbe....
    ciao

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  2. in effetti è vero quanto ha scritto.
    Cito solo Elio Catania o Giancarlo Cimoli, i quali appunto non hanno prodotto risultati soddisfacenti ma hanno lasciato gli incarichi con bonus "premio" (occhio alle virgolette) milionari.
    Certo non mancano manager capaci: Scaroni all'Eni, Fulvio Conti all'ENEL, questo Moretti della FS sembra mettercela tutta (con il nuovo appalto delle pulizie ad una ditta tedesca, all'attuazione di nuovi ordini per le nuove vetture viarie, passando per la riduzione del debito delle FS, alla gestione dell'Alta Velocità (cmq ancora in fase di assestamento) ecc...
    credo però che la provocazione circa un CCNL sia impossibile perchè i nostri ex monopoli pubblici adesso sono parzialmente privatizzati (cmq c'è sempre la quota della Cassa depositi e prestiti a detenere la maggioranza e dunqua queste sono aziende che volenti o nolenti devono rispondere al mercato ed ai loro azionisti. per questo credo che questa via sia impraticabile ma la provocazione ci sta tutta!

    Per quanto riguarda la produttività, questa sì che sarebbe la svolta definitiva.
    Io credo che non lo fanno, prchè alla fine la politica non si è del tutto liberata dal vizio di gestire tutto, così i mangaer non si scelgono in base al merito ma all'appartenenza e le nomine avvengono dopo una serie di cooptazioni, consultazioni...
    Ma lo Stato non lascerà mai andare via la gallina delle uove d'oro, perchè secondo voi, lo Stato si è sempre opposto all'intevento di gruppi internazionali che lanciano OPA definite ostili? per non perdere quote di potere...e su questo grazie per lo spunto perchè ci farò un commento!

    per il resto concordo su tutto!

    Grazie

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