sabato 30 gennaio 2010

Corrispondenza...missiva

CORRIERE DELLA SERA.it

La lettera del giorno | SERGIO ROMANO

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Lettere al Corriere

LAUREE Il valore legale

Caro Romano,

a proposito dell' abolizione del valore legale delle lauree, mi chiedo se così facendo non si penalizzino molti studenti che, avendo in Italia conseguito una laurea triennale, ne approfittano per specializzarsi all' estero. Per altro è una tendenza già molto diffusa. Ma se la laurea italiana non ha nessun valore, come mi accoglieranno in un college inglese o americano?

Fabio Vitanza fabiovitanza@tiscali.it

Per l' ammissione agli istituti superiori inglesi o americani, quasi sempre caratterizzati dal numero chiuso, il valore legale del titolo di studio è probabilmente il criterio meno importante. I candidati vengono scelti soprattutto sulla base dei loro curriculum e, in alcuni casi, di una prova d' esame.

RISPONDE SERGIO ROMANO

LINCOLN E LO SCHIAVISMO ABOLIZIONE SÌ, PARITÀ NO

Mi sono imbattuto in un discorso del 1858 di Abramo Lincoln perché curioso di vedere come realmente la pensasse il presidente americano dello schiavismo e in generale del razzismo nel periodo nel quale egli era protagonista della vita politica degli Usa. Trascrivo brevemente: «Non sono, e non sono mai stato favorevole ad una qualsiasi realizzazione della parità sociale e politica della razza bianca e nera; esiste una differenza fisica tra la razza bianca e nera che credo impedirà per sempre alle due razze una convivenza in termini di parità sociale e politica. E poiché esse non possono convivere in questa maniera, finché rimangono assieme ci dovrà essere la posizione superiore e la inferiore, ed io, al pari di chiunque altro, sono favorevole a che la posizione superiore venga assegnata alla razza bianca». Fabio Vitanza fabiovitanza@tiscali.it

Caro Vitanza,

Il dibattito sullo schiavismo, prima della Guerra di secessione, fu molto più complicato di quanto non appaia dalle ricostruzioni sommarie dei manuali scolastici dei nostri giorni. Per molto tempo il problema in discussione non fu il diritto degli Stati del sud ad affermare nei loro statuti che un uomo o una donna neri potevano essere proprietà di un uomo bianco. Su questo particolare punto le obiezioni furono lungamente minoritarie. Il problema, se mai, era un altro: se nei nuovi territori che si andavano rapidamente costituendo durante l' impetuosa avanzata della società americana verso il Pacifico, gli abitanti avessero il diritto di legalizzare lo schiavismo. Quando la Corte suprema sembrò ammettere la possibilità che lo schiavismo venisse esportato al di là degli Stati del sud, la sua sentenza provocò un' ondata di sdegno in cui vi erano sentimenti morali e religiosi, ma anche interessi economici. Erano favorevoli all' abolizione quei ceti sociali che puntavano sull' industrializzazione e chiedevano tariffe protezioniste a cui gli Stati del sud, dove il basso costo della mano d' opera favoriva le esportazioni, erano contrari. Lincoln nacque in uno Stato schiavista (il Kentucky), ma fece la sua carriera di avvocato in uno Stato anti-schiavista (l' Illinois) e fu sempre contrario alla diffusione dello schiavismo nella nuova America che stava crescendo fra il Middle West e la California. Ma cercò di adottare una linea politica che non approfondisse il fossato tra il Sud e il Nord e gli permettesse di essere riconosciuto e accettato come un leader nazionale. Durante un dibattito con uno dei maggiori esponenti del partito democratico ricordò che i neri già liberi erano 433.643 e che sarebbe stato assurdo negare la loro umanità e i diritti conquistati. Ma volle al tempo stesso distinguersi dagli abolizionisti più radicali e si affrettò ad aggiungere: «Non venga mai detto che io sostenga l' instaurazione di una eguaglianza sociale e politica fra bianchi e neri. Ho già detto il contrario». Così fu effettivamente fino agli anni Sessanta del secolo scorso. L' era della segregation (vale a dire il corrispondente americano dell' apartheid sud-africana) finì formalmente soltanto con il Civic Rights Act, promosso dal presidente Lyndon Johnson nel 1964.

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Romano Sergio

Lettere al Corriere

SULLA BIBBIA DI LINCOLN Giuramento di Obama

Caro Romano,

sempre a proposito di Abramo Lincoln, perché il presidente Obama è così orgoglioso dell' eredità politica di Lincoln al punto di prestare giuramento sulla stessa Bibbia? Non è un paradosso?

Fabio Vitanza fabiovitanza@tiscali.it

Obama sa che le idee di Lincoln erano molto avanzate rispetto ai tempi in cui visse e che divenne dichiaratamente e risolutamente abolizionista soltanto quando il Sud, con la sua secessione, mise a rischio l' unità nazionale. Ed è troppo pragmatico per accusare Lincoln di eccessivo pragmatismo. Sarebbe comunque sbagliato valutare la linea politica di Lincoln sulla base dei sentimenti che sono soltanto oggi patrimonio della più avanzata società americana.

PICCOLI COMUNI

Rischio d' estinzione

Sono uno studente siciliano che vive in un paesino di 2000 abitanti in provincia di Messina. La nostra amministrazione ha appena approvato in Consiglio comunale la delibera che di fatto innalza l' aliquota dell' addizionale Irpef portandola da 0,4 a 0,6. La Finanziaria sta avendo i suoi effetti e non risparmia nemmeno i piccoli Comuni definiti dall' ex presidente della Repubblica Ciampi «presidi di civiltà» in occasione della festa nazionale dei piccoli Comuni. Invece di agevolare queste realtà con incentivi, fiscalità di vantaggio e detrazioni si sta dando il colpo di grazia a questi paesi a rischio d' estinzione.

Fabio Vitanza fabiovitanza@tiscali.it

2 commenti:

  1. A. G. Hodges, Esq. Executive Mansion,
    Frankfort, Ky. Washington, April 4, 1864.

    My dear Sir:

    You ask me to put in writing the substance of what I verbally said the other day, in your presence, to Governor Bramlette and Senator Dixon. It was about as follows:

    I am naturally anti-slavery. If slavery is not wrong, nothing is wrong. I can not remember when I did not so think, and feel.And yet I have never understood that the Presidency conferred upon me an unrestricted right to act officially upon this judgment and feeling. It was in the oath I took that I would, to the best of my ability, preserve, protect, and defend the Constitution of the United States. I could not take the office without taking the oath. Nor was it my view that I might take an oath to get power, and break the oath in using the power. I understood, too, that in ordinary civil administration this oath even forbade me to practically indulge my primary abstract judgment on the moral question of slavery. I had publicly declared this many times, and in many ways. And I aver that, to this day, I have done no official act in mere deference to my abstract judgment and feeling on slavery. I did understand however, that my oath to preserve the constitution to the best of my ability, imposed upon me the duty of preserving, by every indispensable means, that government---that nation---of which that constitution was the organic law.Yours truly

    A. LINCOLN"

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  2. wow.!!!..colpito ed affondato! maledetta anonimità!

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