domenica 27 marzo 2011

Lo Shopping commerciale dei francesi in Italia


Quando abbiamo letto che la Lactalis, la multinazionale francese dei formaggi (126 stabilimenti, 38 mila dipendenti, 10 miliardi di fatturato) ha comprato il quasi 30% delle azioni Parmalat esprimendo l'intenzione di acquistare tramite un OPA l'intera società, gli italiani che hanno a cuore la nostra economia si sono un po' irritati.
Subito abbiamo sperato nell'unico player italiano che potrebbe salvare la Parmalat dalle mani dei cugini francesi, la Ferrero, dato che l'altro potenziale amico, la Granarolo, ha esplicitamente ammesso che non ha la forza per mettersi in mezzo.
Voi direte, ma perchè questa preoccupazione? In fondo siamo all'interno dell'UE, all'interno di uno dei pilastri sul quale si è costruita la nostra Europa, il pilastro del mercato comune, della libera concorrenza, del libero mercato ecc...ecc...
Sì, avete ragione ma gli scettici non hanno torto a pensare che i cugini francesi fanno agli altri ciò che non vogliono che venga fatto a loro, ovvero vedere acquistare loro aziende da parte di stranieri, ed ecco che a quel punto iniziano a modificare le leggi, a fare ciò che in linguaggio economico/diplomatico si chiama protezionismo commerciale.
Il governo Italiano lo ha capito e sta andando subito ai ripari varando un provvedimento che disciplina le regole e il settore delle nostre aziende nel momento nel quale queste vengono prese di mira da aziende estere.
Gli italiani di buonsenso non dovrebbero essere pregiudizialmente contrari alla proprietà straniera delle nostre aziende perchè questo può favorire investimenti esteri, flusso di capitali, possiblità manageriali diverse e forse più efficaci.
Agli italiani di buonsenso non dovrebbe interessare quale bandiera sventoli sui tetti dell'azienda, l'importante che favorisca l' occupazione e la crescita della nazione.
Tuttavia quando sento che alcune aziende italiane, volendo comprare aziende estere, in questo caso francesi, sono state ostacolate dal governo che si organizza per approvare norme diverse da quelle che il libero mercato favorisce, ecco che la cosa inizia ad irritare anche gli italiani di buonsenso.
Per capirci meglio diamo alcune esempi:
Nel gennaio 2006 vi è stato un braccio di ferro tra Italia e Francia sulla questione della conquista della “Compagnie de Suez”, storica azienda di servizi energetici europea nata nell'Ottocento, il cui nome deriva da una delle sue prime e più importanti attività: la realizzazione del canale di Suez.
All'acquisto del colosso del gas e dell'elettricità francese è infatti interessata Enel,la nostra italianissima ENEL, tanto da aver proposto il lancio di un'Opa, un'offerta pubblica di acquisto, per rastrellare sul mercato quote sufficienti per averne il controllo.
Una operazione impegnativa per l'azienda elettrica italiana, che per acquistarla avrebbe dovuto mettere sul piatto 50 milioni di euro e che, pur di mandarla in porto, si sono offerte a partecipare per garantire la copertura finanziaria tutte le principali banche italiane.
La proposta però è stata congelata ancor prima di essere formulata ufficialmente: e la causa è stata il proclama del primo ministro Francese Dominique de Villepin, che ha dato ufficialmente la "benedizione" del governo alla annunciata fusione tra Suez e Gaz de France.
Un'operazione decisa proprio per impedire l'ingresso di Enel nel capitale sociale di Suez.
Un matrimonio nel più perfetto stile nazionalistico, alla "moglie e buoi dei paesi tuoi", molto poco in linea invece con le tendenze della UE sui settori chiave della produzione continentale come l'energia.
Quindi onde evitare che questi cattivi italiani dell'ENEL acquistassero una delle loro aziende, l'allora premier obbligò due industrie tutte e due francesi a fondersi per essere più forti divenendo impossibile per chiunque entrare.
Vi è un altro esempio di protezionismo "alla francese", in questo caso non nei nostri confronti.
Lo stesso De Villepin blindò la francese Danone all'avanzata di Pepsi, la multinazionale del drink&beverage.

PICCOLI SCREZI TRA ITALOFRANCESI

Secondo alcuni autorevoli analisti del settore, questa guerra commerciale in realtà sta provocando parecchi colpi bassi e ripicche tra i rispettivi paesi.
L'esempio lampante può essere il secco no a Carlo Magrassi ad essere nominato alla guida dell'EDA, l'agenzia europea degli armamenti.
A questo è seguito lo stop imposto dal governo francese all'acquisto di 1,8 miliardi di commesse al gruppo italiano IVECO per gli autocarri militari tattici.
Ancora i francesi hanno bloccato la partnership italiana al progetto VEGA che è un lanciatore per shuttle spaziale, oltre il congelamento ad una alleanza nel campo dei siluri (militare), che si aggiunge alla storica rivalità nel campo degli elicotteri con la nostra Agusta Westland e il gruppo francotedesco Eurocopter.

ALTRI OBIETTIVI FRANCESI

Da premettere che i francesi della Lactalis avevamo già conquistato negli ultimi anni la Galbani, Invernizzi e Cademartori accentuando la loro presenza nel settore dell'agroaliemntare italiano.
Non si parla solo del settore agroalimentare dunque, ma anche finanziario, energetico e della settore più delicato della difesa.
Nella finanza ormai è chiaro che tramite il francese Bollorè che è vicepresidente di Generali Assicurazioni nonchè storico azionista di Mediobanca, i francesi stanno puntando al controllo dell'impero traballante di Salvatore Ligresti e qui la nostra Consob ha imposto un 'OPA su Fondiaria Sai, il gioiello di famiglia di Ligresti appunto.
Ovvio non dimenticarsi che BNP Paribas, il gruppo bancario francese, ha acquistato la nostra BNL e Air France non aspetta altro che la fine di Alitalia per entrare anche lì.
Da diversi mesi invece è la notizia che il gigante francese del lusso Lvmh ha comprato la nostra Bulgari dopo aver lanciato un OPA con l'accordo che la storica famiglia romana del lusso entri nel capitale del colosso francese con il 3%.
Quindi ricapitolando: i francesi aggrediscono nel settore agroalimentare, banche, aerei, in quello energetico, del lusso, delle assicurazioni e finanza.

COME SI MUOVE IL NOSTRO GOVERNO

Il ministro Tremonti ha già varato il proprio piano.
In pratica si trata di difenderci dall'assalto facendo come i francesi, intervenendo prima sul settore dell'energia affinché si bloccasse l'accordo che avrebbe consegnato la nostra Edison (terza azienda dopo ENI e ENEL) ai francesi di EDF (Electricitè de France).
Ovviamente deve essere un piano di difesa che non venga impugnato dall'Unione europea perchè l'UE potrebbe accusarci di concorrenza sleale e dunque illecita.
Gli esperti italiani di diritto comunitario e concorrenziale hanno parlato della possibilità di dotarsi di una legge simile a quella in vigore e approvata in Francia e in Canada.
La legge dovrebbe imporre che qualora ci fosse un interessamento da parte di aziende estere in determinati settori delicati e strategici a livello nazionale, settori cioè legati alla sicurezza (difesa, energia per esempio), l'acquisto da parte di questi gruppi esteri deve essere autorizzato dal governo.
Certo, i liberisti e i fautori del libero mercato non la prenderanno bene perchè è ovvio che questo principio va a cozzare contro una dottrina della libera concorrenza che ha come prima filosofia l'assenza di interventi dello stato nell'economia ,ma tant'è.

ESEMPIO AMERICANO

Basta andare nel tempio sacro del liberismo quale quello americano appunto e ci si accorge che lì esiste una commissione ad hoc, la Committee for foreign Investment in the United States (Cfius) che valuta la compatibilità dell'intervento con gli interessi e la sicurezza nazionale.
In pratica in Italia si sta studiando la possibilità di creare questa commissione per evitare che soggetti stranieri controllino i nostri punti strategici quali la banda larga, e la rete energetica data appunto la loro rilevanza strategica.
I critici potranno comunque affermare che si tratta pur sempre di norme che di fatto limitano la libertà di impresa, norme scorrette con l'effetto di scoraggiare gli investimenti esteri nel nostro territorio che tanto la nostra già debole economia abbisogna.

GIUSTIFICAZIONE DI UNA LEGGE

Qualora questa legge andasse in porto gli italiani di buonsesno si chiedono perchè non debba valere per noi ciò che è consentito ad altri.
Si tratta di creare questa legge e la applichiamo a stranieri che nel loro paese ne hanno una identica.
Applichiamola alle aziende francesi dato che in Francia hanno una legge simile e magari non lo si fa con altri paesi dove questa legge non c'è.
Forse gli italiani critici hanno troppo sbuonsensoil principio sta bene così perchè altrimenti noi italiani faremmo sempre la figura del popolo accomodante che non si fa rispettare abbastanza nel panorama internazionale mentre i nostri competitor fanno shopping da noi comprando i nostri gioielli di famiglia mentre noi rimaniamo a guardare. Con buonsenso (?).
Pensiamo un pò se la nostra ENI o ENEL fosse in mano ai francesi e da un giorno all'altro, causa crisi mediorientale, guerre, dittatori e sistemi politici instabili, ci si vengono ridotti gli approvvigionamenti energetici. Pensiamo che Sarkozy, proprietario di ENI, faccia valere i nostri interessi o quelli del suo paese, la Francia, negoziando questioni vantaggiose solo per lui e il suo paese? Ci son settori, quali la difesa, le telecomunicazioni (in un mondo di spie, di wikileakers, intercettatori privati) acquista sempre un ruolo strategico per il paese, devono rimanere italiane.
Con buona pace degli italiani del non buonsenso.

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