lunedì 15 marzo 2010

Il mito del calcio inglese...


Da alcuni anni si discute della superiorità del calcio inglese, della sua forte immagine attrattiva, del marchio della premier League che fa attrarre capitali stranieri e investitori da ogni angolo della terra.
Il loro presunto fair play, la loro durezza e mascolinità nei tackle, il loro arbitraggio un pò aggressivo rispetto a quello degli altri paesi, le centinaia di magliette originali vendute, gli stadi sempre pieni dal venerdì sera al lunedì, la compostezza del tifo senza le barriere, insomma il modello perfetto!
In parte è vero ma, come direbbero alcuni osservatori, "il più pulito ha la rogna".
E' proprio vero che il calcio inglese gode di ottima salute?
Perchè a guardare la situazione economica delle squadre o i bilanci delle stesse non si direbbe proprio. Andando a fare un pò di conti scopriamo che il sistema finanziario di tutte le squadre della premier league, ovvero il debito complessivo delle squadre inglesi è di 3 miliardi e 800 milioni di euro all' anno.
Il primo ad aprire le danze fu il West Ham la squadra attualmente allenata da Zola.
Il proprietario era un islandese e l' Islanda con la grande crisi è stato uno dei paesi più colpiti al punto che si parlò di fallimento dell'intero Stato islandese.
Il proprietario era un banchiere, le banche colarono a picco e lui fu costretto a cedere il club.
Il club si è salvato solo grazie all'intervento del re del porno inglese, una sorta di Schicchi inglese,
un miliardario che ha messo i soldi e ha salvato la barca.
A seguire il Tottenham, il quale sponsor, la compagnia aerea XL, da punto in bianco non versò nelle casse della società nemmeno una sterlina.
Neanche il Liverpool non se la passa meglio: acquistato dagli americani con l' obbligo di riparare i 35o milioni di debiti che il club aveva, hanno semplicemente risposto che, considerati gli eventi, il debito ancora non si può estinguere e la promessa di costruire un nuovo stadio si è allontanata inesorabilmente.
L' Everton e il Newcastle sono in vendita ma ancora non hanno trovato gli acquirenti.
Il Manchester United, la squadra- prodotto di marketing per eccellenza perde 57 milioni di euro all' anno, risulta essere il club più ricco al mondo per ciò che riguarda il valore complessivo, il proprietario è un certo Malcom Glazer, un americano che partito da giovane a noleggiare roulette per turisti si è comprato la squadra di football americana della città di Tampa, in Florida, i Tampa Buccaneer appunto.
Solo qualche settimana fa ha emesso un obbligazione, cioè un prestito finanziario di 500 milioni di sterline per sette anni. Questo Glaze deve essere un tipo furbo perchè in pratica il Manchester per adesso paga 66 milioni di euro di interessi all'anno proprio perchè questo tizio, una volta acquistato il club, ha scaricato i debiti che aveva fatto comprando mesi prima i Buccanner: cornuti e mazziati! Non sono bastati i 90 milioni di Christiano Ronaldo dal Real.
Il Chelsea spera di fare a meno, a partire dall'anno prossimo, dei 66 milioni di euro che Abramovic ha messo di tasca propria. E in che modo!
In pratica tutti i debiti del Chelsea, quindi anche quelli antecedenti alla gestione Abramovic, pari a 900 milioni di euro (quasi 1 miliardo di euro), li hanno trasformati in azioni, ciò significa che Abramovic si è accollato quasi 1 miliardo di debiti sulla propria fortuna personale, di tasca propria.
La differenza con l' Italia sta nei numeri, ed oltre al presunto calcio spettacolo che si godrebbe al di là della Manica: l' insieme dei debiti delle società italiane fa la somma di due miliardi di euro, la metà di quello inglese.
Subito gli esperti di mercato tendono a sminuire questa differenza dicendo che gli inglesi possono porre fine a questo problema grazie alla capacità commerciale, ben più radicata in Inghilterra, col giro di affari che creano e noi no. Matematicamente però i dati e i conti sono questi.
Il Portsmouth è fallito in campionato in corso, gioca per onore della faccia e della maglia ma quasi nessuno tabloid inglese ne aveva dato ampio risalto.
Il prossimo anno sarà retrocesso in First Division con buona pace di chi ha sempre esaltato la solidità del management dei club british.
Il Manchester City si è salvato solo dopo l' intervento degli sceicchi, è riuscito ad azzerare i debiti ma ogni anno registra perdite anche a causa della campagna acquisti.
L'Arsenal ha emesso obbligazioni garantite dagli incassi dell'avveniristico Emirates Stadium.
A mettersi di traverso c'è anche il governo inglese che ha alzato le aliquote dal 40 al 45 % sui redditi superiori ai 110 mila euro.
L' opposto di ciò che fa la Spagna e quello che fa l'italia ma i critici sotengono che così si getta benzina sul fuoco perchè si pone un freno nell'attrarre capitali e giocatori esteri in un momento delicato.
Anche la moneta ci si mette in mezzo. Finora la sterlina godeva di un margine del valore di 1, 45 0 addirittura 1, 60 sull'euro. Adesso il differenziale si è praticamente azzerato e questo provoca ulteriori problemi per i club nella campagna acquisti...
Anche il fattore verso il quale il calcio gode dell'ammirazione di tutto il mondo sta vacillando: la presunta civiltà del tifo.
Si sa che è solo una cosa di facciata, ormai nei documentari della polizia di tutto il mondo, ci sono testimonianze e video di tifosi che si danno appuntamento fuori lo stadio, anche giorni prima della partita e si picchiano.
Il fenomeno hooligans terrorizza ogni angolo del mondo dove la squadra locale gioca.
In Inghilterra tre domeniche fa anche Zola è rimasto terrorizzato dalla terza invasione di campo dei tifosi, dopo una notte di guerriglia e di scontri tra le opposte tifoesrie e la polizia avvenuti prima, durante e dopo.
Diciamo la verità, in Inghilterra si prevedono delle pene e si applicano, da noi sono previste ma non si applicano. Il mito che circonda il calcio inglese è la buona stampa che hanno.
Nazionalista, orgogliosa. La campagna di comunicazione che il sistema riesce a creare perchè appunto gode di ottima stampa. Cosa che non abbiamo in Italia, purtroppo.
Noi abbiamo quel senso di inferiorità verso i nomi come Wembley, Old Trafford, quell'invidia di raccontare il modello inglese come inarrivabile.
Sì certo anche noi facciamo le plusvalenze, aggiungiamo zeri da una parte del bilancio e li mettiamo dall'altra, noi compriamo giocatori e scaviamo nell'albero genealogico di un giocatore con la speranza di trovargli un trisavolo per poi naturalizzarlo senza che questo calciatore sappia quale sia la nostra capitale.
Anche noi abbiamo le nostre colpe e i nostri maledetti difetti, ma siamo 4 volte campioni del mondo e loro solo una, questo qualcosa vorrà pur dire!

Fonte: Beppe di Corrado, Internet e blog vari.


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